Archivi | Il 17 giugno 2004 | Traduzione di Giovanni Roggia
Il caso Battisti – dal nome di un autore italiano di romanzi polizieschi la cui estradizione, per degli eventi relativi agli anni di piombo, è in sospeso – ha rimesso in discussione quella che alcuni hanno chiamato « dottrina Mitterrand ». Ecco qualche estratto degli interventi di François Mitterrand dedicati a questo argomento.
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Discorso al Palazzo dello sport di Rennes, 1° febbraio 1985.
« Sì, ho deciso per l’estradizione, senza il minimo rimorso, di un certo numero di uomini accusati di avere commesso dei crimini. Non ne faccio una politica. Il diritto d’asilo, dal momento che è un contratto tra colui che ne beneficia e la Francia che lo accoglie, sarà sempre ed è sempre stato rispettato ; non era stato peraltro richiesto, nella fattispecie, in tempo utile. Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi degli uomini che sono venuti, in particolare dall’Italia, molto tempo prima che io esercitassi le mie responsabilità pubbliche, e che si stavano raggruppando qua e là, nella periferia parigina, pentiti … a metà, del tutto, … non lo so, ma fuori dal gioco. Tra loro, sicuramente una trentina di terroristi attivi e implacabili. Essi sono esattamente coloro che noi non controlliamo, ovvero dei quali non conosciamo la posizione. Diciamo che sono in Francia? La Francia è in ogni caso un paese – senza che io possa prevedere in alcun modo ciò che accadrà domani – nel quale abbiamo avuto un’impronta meno sanguinosa rispetto ad altrove, anche se ha comunque provocato troppo spargimento di sangue. Ma dico con forza: la Francia è e sarà solidale con i suoi alleati europei, nel rispetto dei loro principi, del loro diritto: sarà solidale, rifiuterà tutte le protezioni dirette o indirette al terrorismo attivo, reale, sanguinario. »
Resoconto del pranzo di lavoro con Bettino Craxi, Presidente del Consiglio dei ministri italiano, 22 febbraio 1985.
« Noi abbiamo circa 300 italiani rifugiati in Francia dal 1976 che da quando sono nel nostro paese si sono “pentiti” e ai quali la nostra polizia non ha nulla da rimproverare. C’è anche una trentina di italiani che sono pericolosi, ma sono dei clandestini. Bisogna quindi prima di tutto trovarli. Poi non saranno estradati fino a che non dimostreranno che hanno commesso dei crimini di sangue. Se i giudici italiani ci invieranno dei dossier seri che provino che c’è stato un crimine di sangue, e se la giustizia francese darà un parere positivo, allora accetteremo l’estradizione.
Per quanto riguarda i nuovi arrivati, siamo pronti ad essere molto severi ed avremo con voi lo stesso accordo che con la Spagna. Siamo pronti ad estradare o ad espellere in futuro i veri criminali sulla base di dossier seri. Ne abbiamo due attualmente che potranno essere estradati sotto riserva della giustizia francese. »
Conferenza stampa congiunta con Bettino Craxi, 22 febbraio 1985.
« I principi d’azione sono semplici da definire. È spesso meno semplice metterli in pratica. Si tratta di terrorismo, che è per definizione clandestino ; è una vera e propria guerra. I nostri principi sono semplici.
Ogni crimine di sangue sul quale ci viene chiesta giustizia – da parte di qualsiasi paese ed in particolare dall’Italia – giustifica l’estradizione qualora la giustizia francese decida in tal senso.
Ogni crimine di concorso evidente nei crimini di sangue deve portare alle stesse conclusioni. La Francia, come qualunque altro paese e ancor più degli altri paesi, conduce una lotta senza compromessi contro il terrorismo. Da quando ho un incarico negli affari pubblici, non c’è mai stato alcun compromesso e non ce ne saranno.
Il caso particolare che ci è posto e che alimenta le conversazioni, è quello di un certo numero di italiani venuti, in gran parte, da molto tempo in Francia. Sono nell’ordine di 300 circa – più un centinaio che era già presente prima del 1981 – che hanno rotto in maniera evidente con il terrorismo. Anche se essi si sono resi colpevoli in precedenza, cosa probabile in numerosi casi, essi sono stati accolti in Francia, non sono stati estradati, si sono integrati nella società francese, vivono e si sono molto spesso sposati. Vivono in ogni caso con la famiglia che si sono scelti, esercitano dei mestieri, la maggior parte ha chiesto la naturalizzazione.
Essi pongono un problema particolare sul quale ho già detto che al di fuori dell’evidenza – che non è stata fornita – di una partecipazione diretta ai crimini di sangue, non saranno estradati. Questo l’ho ripetuto al Presidente del Consiglio poco fa, non in risposta a ciò che mi domandava ma in risposta a un certo numero di procedimenti giudiziari che sono stati istituiti nei confronti della Francia.
Ben inteso, per tutti i dossier seriamente documentati che dimostrino che sono stati commessi dei crimini di sangue o che, scappando dalla sorveglianza, alcuni di loro stanno continuando ad esercitare delle attività terroristiche, questi saranno estradati o, secondo la gravità del crimine, espulsi ».
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