Testimonianza | Di Alain Vidal-Naquet, 19 marzo 2005 | Traduzione di Giovanni Roggia
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https://www.mitterrand.org/Le-jumelage-entre-Chateau-Chinon.html ]
La città di Château-Chinon, roccaforte di François Mitterrand, e Cortona avevano portato a termine un gemellaggio nel 1963. Avevo acquistato, in quel periodo, una vecchia fattoria fatiscente nelle colline circostanti e, dopo essere stato accompagnato a Cortona da Umberto Marro, anziano aristocratico liberale e intellettuale illustre, mi ero fatto coinvolgere nei vari eventi che celebravano questo gemellaggio.
La prima volta fu in occasione di uno scambio folcloristico tra le due città, ma senza la partecipazione di Mitterrand, che non era ancora primo segretario del Partito Socialista. Era stato organizzato uno spettacolo all’aria aperta in una di quelle calde giornate estive, nell’arena ai margini del parco pubblico. Volendo dimostrare la mia buona volontà di cittadino francese, avevo preso posto con degli amici sulle gradinate di pietra. La prima parte fu consacrata alle danze folcloristiche italiane. Dei giovani, ragazze e ragazzi, belli e sorridenti, roteavano con armonia al suono di tarantelle e altre danze locali, e si esibivano in uno spettacolo grazioso e pieno di vita.
La seconda parte era riservata agli abitanti di Château-Chinon. Sfortunatamente, l’età media era di sessant’anni e i ballerini erano ricoperti di vecchi costumi da museo che, ad ogni salto, producevano delle nuvole di polvere e naftalina. Gli strumenti musicali gemevano e sembravano delle anziane signore che, con malinconia, accompagnavano le danze degli zoccoli di legno. Non ero fiero dei miei concittadini ai quali, tuttavia, i cortonesi fecero una buona accoglienza.
Primo segretario del Partito Socialista.
Qualche tempo dopo François Mitterrand, divenuto nel frattempo capo del Partito Socialista, venne per trascorrere un fine settimana a Cortona. Soggiornava dal conte Morra, nella cui villa era stato organizzato un incontro con qualche notabile italiano, tra cui Bettino Craxi, anch’egli presidente del Partito Socialista Italiano, futuro Primo ministro, e qualche altro autorevole membro della sinistra italiana.
Ero stato invitato a unirmi a loro prima di partecipare alla cena offerta dal sindaco in un ristorante della città. All’epoca avevo una piccola Jeep verde, con la quale mi presentai alla villa. Fui immediatamente accerchiato da carabinieri e poliziotti i quali, scambiandomi per un turista, non mi lasciarono finché Mario, il maggiordomo, non li rassicurò del fatto che ero stato invitato a raggiungere il gruppo delle autorità…in cucina, dove stavano guardando le notizie alla televisione.
Dopodiché salimmo a Cortona per partecipare al banchetto offerto dal sindaco. Essendoci una delegazione di Château-Chinon, avevo pensato di fare la cosa giusta presentandomi ai miei concittadini in vista di condividere il tavolo con loro. Ma, di fronte al loro basso interesse per un francese che abitava « all’estero », mi unii al tavolo principale e mi ritrovai vicino a Mitterand.
La cena fu molto lunga, abbondante e caratterizzata nel finale da discorsi e scambi di doni. Cortona offrì al sindaco di Château-Chinon dei libri d’arte e qualche bella riproduzione di quadri.
A sua volta Mitterrand presentò il suo regalo. Si trattava, spiegò lui in francese, di un oggetto tipico di Château-Chinon, vale a dire una bambola automatica (poupée automate, in francese). L’interprete italiano, che non aveva capito di cosa si trattasse, spiegò che era «une tomate», in italiano «un pomodoro», che era stato appositamente portato dal sindaco di Château-Chinon. Fu accennato qualche sorriso e domandai a Mitterrand se avessimo dovuto correggerlo, ma mi disse di non fare nulla.
Poi presentammo l’oggetto che era, per l’appunto, una bambola in crinolina molto bella la quale, peraltro, rilasciava delle bolle di sapone. Tutto finì molto bene e, mentre lo accompagnavo alla sua auto, il futuro Presidente della Repubblica si complimentò con me sulla scelta che avevo fatto di vivere in quella bella Toscana.
Presidente della Repubblica.
Un’altra volta organizzai a Parigi una riunione ministeriale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). La riunione si tenne al Palazzo dell’Unesco e fu aperta dal Presidente della Repubblica, François Mitterrand. Dopo l’apertura della sessione ufficiale, lo riaccompagnai alla sua auto e, parlandogli di Cortona, gli dissi che si sarebbe presto aperta nel museo della città una bella esposizione sugli Etruschi. Tale proposta non divenne lettera morta, in quanto egli giunse il week-end successivo.
Prima di ripresentarsi nel 1987 alla Presidenza, egli ebbe l’occasione di recarsi a Cortona. Questa volta fui incaricato da una delle sue amiche, Annie Cohen-Solal, di trovargli un alloggio in quanto sarebbe venuto in visita privata. Chiesi al conte Franz Passerini, notabile locale, di farlo alloggiare nella sua villa di Pergo, dimora storica che aveva visto passare le truppe napoleoniche. Avevo chiesto, all’inizio, se sarebbe venuto con un grande seguito. Mi avevano risposto che sarebbe stato accompagnato solamente da otto uomini del GIGN, la sua scorta ristretta.
Erano state avvertite le autorità locali e noi attendavamo il suo arrivo a fine serata nel bel parco della villa, dove era prevista per la sera una piccola cena di otto persone. Il suo aereo militare era atterrato all’aeroporto di Grosseto e noi eravamo stati avvisati via radio del suo atterraggio. Disceso dall’auto, sembrava furioso con Michel Rocard il quale, appena prima della sua partenza, gli aveva annunciato la sua intenzione di presentarsi a sua volta alla Presidenza della Repubblica.
Durante la cena, parlammo evidentemente di altre cose. In particolare della Cina. Egli ricordò che c’era stata l’occasione di essere ricevuto per due volte dal Presidente cinese. La prima volta da Primo segretario del Partito Socialista e poi, la seconda volta, da Presidente della Repubblica. Quest’ultima volta si era stupito di essere stato collocato alla sinistra del Presidente cinese in quanto, la volta precedente, era stato messo alla sua destra. A conversazione finita il Presidente cinese, con aria maliziosa, gli disse attraverso il suo interprete: « Lei si starà chiedendo certamente perché è stato posizionato in questo modo, ma si rassicuri, non volevo essere offensivo, ma essendo sordo dall’orecchio destro, sono più a mio agio se i miei invitati si trovano alla mia sinistra ».
L’indomani, camminando per le strade di Cortona, egli raccontò che, in occasione di una delle sue visite precedenti, durante una festa popolare, gli avevano chiesto di tirare con l’arco. Sulla piazza era stato installato un bersaglio e il Presidente doveva scagliare la prima freccia. Non avendo mai utilizzato prima questo oggetto, egli chiuse gli occhi dalla paura, tese il suo arco e, mormorando una preghiera, lasciò partire la sua freccia, che finì dritta nel…bersaglio. Egli spiegò questo miracolo con il fatto che il bersaglio era collocato sulla porta della banca locale e che egli aveva tirato…dritto sul capitale.
Incontrammo sulla strada anche un vecchio turista francese, che si precipitò sul Presidente dicendogli: « Sono trent’anni che sono socialista ». Mitterrand gli rispose: « Molto bene signore, lo è da molto più tempo di me ». Egli si comprò anche un cappello di paglia italiana, che passò qualche minuto dopo a una delle sue guardie del corpo.
Qualche mese prima della sua scomparsa il sindaco di Cortona, Ilio Pasqui, mi chiese di accompagnarlo all’Eliseo con una piccola delegazione della città per dare il suo addio al Presidente che, nell’ambito del gemellaggio di Château-Chinon e di Cortona, aveva manifestato per più di trent’anni il suo affetto per questa piccola città della Toscana.
Il Presidente ci ricevette affettuosamente e dopo i discorsi di rito si intrattenne con tutti intorno ad un buffet e ad una coppa di champagne.
Quando François Mitterrand morì, poco tempo dopo, il sindaco di Cortona volle partecipare alle esequie, ma esitò a scegliere tra le cerimonie che dovevano tenersi a Notre-Dame, a Parigi, e quelle di Jarnac. Egli mi telefonò nella notte e gli consigliai di andare preferibilmente a Château-Chinon, dove sarebbe stato riconosciuto e dove la sua presenza sarebbe stata apprezzata, mentre al contrario a Parigi sarebbe passato inosservato tra capi di Stato e altre autorità internazionali. Egli seguì il mio consiglio e così facendo ho potuto vederlo in televisione, con una rosa in mano, tra gli abitanti di Château-Chinon. La città di Cortona si unì al lutto e diede il nome dell’ex Presidente ad una parte del giardino dove egli amava passeggiare.
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