Punto di vista | 18 dicembre 2008 | Traduzione di Giovanni Roggia
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Il tema della “dottrina Mitterrand” ritorna di frequente nel dibattito pubblico ogni qualvolta si ripresentino nell’attualità dei fatti in relazione a ciò che fu il terrorismo degli anni ’70 in Italia. Il fatto si è riprodotto recentemente con il caso di Marina Petrella, minacciata di estradizione a seguito della richiesta del governo di Silvio Berlusconi. In questa occasione, questa famosa “dottrina” è stata esasperata e invocata in maniera impropria. Non è affatto inutile ricordare i principi essenziali e invariabili che hanno guidato la decisione di François Mitterrand, rifacendosi alle dichiarazioni pronunciate pubblicamente a più riprese.
Riassumendo : egli pensava che la Francia potesse accogliere sul suo suolo gli ex terroristi italiani la cui situazione corrispondeva rigidamente a due criteri : bisognava che essi avessero esplicitamente rinunciato all’uso della violenza e che essi non avessero le mani sporche di sangue.
Egli ha precisato la portata e le conseguenze di questa “dottrina” in più occasioni, in maniera inequivocabile.
Così in un discorso pronunciato a Rennes il 1° febbraio 1985 : « Ho deciso l’estradizione, senza il minimo rimorso, di un certo numero di uomini accusati di avere commesso dei crimini. Non ne faccio una politica. Il diritto d’asilo, dal momento che è un contratto tra colui che ne beneficia e la Francia che lo accoglie, sarà sempre ed è sempre stato rispettato. (…) Dico con forza: la Francia è e sarà solidale con i suoi alleati europei, nel rispetto dei loro principi, del loro diritto: sarà solidale, rifiuterà tutte le protezioni dirette o indirette per il terrorismo attivo, reale, sanguinario. »
Alla fine dello stesso mese, in presenza di Bettino Craxi, presidente del Consiglio italiano, François Mitterrand avrà l’occasione di precisare ancora quella che sarà l’attitudine della Francia in materia:
« Noi abbiamo circa 300 italiani rifugiati in Francia dal 1976 e che da quando sono nel nostro paese si sono “pentiti” e ai quali la nostra polizia non ha nulla da rimproverare. C’è anche una trentina di italiani che sono pericolosi, ma sono dei clandestini. Bisogna quindi prima di tutto trovarli. Poi non saranno estradati solo se dimostreranno che hanno commesso dei crimini di sangue. Se i giudici italiani ci inviano dei dossier seri che provino che c’è stato un crimine di sangue, e se la giustizia francese darà un parere positivo, allora accetteremo l’estradizione. »
Questa posizione non riguarda comunque solo i rifugiati italiani. Ingloba invece l’insieme dei terroristi che cercavano rifugio sul nostro territorio. « Ogni crimine di sangue sul quale ci viene chiesta giustizia – da parte di qualsiasi paese ed in particolare dall’Italia – giustifica l’estradizione qualora la giustizia francese decida in tal senso », precisa François Mitterrand. « Tutti i crimini di concorso evidente nei casi di sangue deve portare alle stesse conclusioni. La Francia, come qualunque altro paese, ancor più degli altri paesi conduce una lotta senza compromessi contro il terrorismo. Da quando ho un incarico negli affari pubblici, non c’è mai stato alcun compromesso e non ce ne saranno. »
Questa posizione di grande chiarezza ha da allora trovato, con costanza, traduzione negli atti e nelle decisioni che la Francia ha dovuto prendere in questo settore delicato fino alla fine del suo secondo settennato.
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